L’apicoltura ha una tradizione importante in Abruzzo, una regione che vanta una biodiversità unica. Un geografo arabo, vissuto nell’alto Medioevo, descrive gli abitanti locali come dediti alla caccia e alla raccolta del miele sin dall’antichità, tuttavia l’apicoltura razionale, basata sull’utilizzo delle arnie costruite per essere ispezionate, risalirebbe alla fine dell’800.
Il miele è ciò che le api producono dal nettare dei fiori: esse lo bottinano, lo trasformano, lo combinano, lo immagazzinano e lo lasciano maturare nei favi dell’alveare.
È un prodotto che non subisce alcuna manipolazione da parte dell’uomo, e viene raccolto dopo la stagione della fioritura: per estrarlo dai favi si tolgono gli opercoli che chiudono le celle procedendo alla disopercolatura, dopodiché si dispongono i favi in uno smelatore, entro il quale il miele fuoriesce per effetto della forza centrifuga.
La produzione del miele, di varietà mono-flora e multiflora, interessa tutto il territorio regionale, e viene prodotto dalla flora tipica (sulla, lupinella, girasole, santoreggia, acacia, stregonia) e millefiori di montagna, con gli apiari collocati a un’altitudine minima di 800 metri.
Il miele è ottenuto anche dalla flora presente in altri territori e lavorata dagli apicoltori abruzzesi “nomadi” che trasportano le loro arnie in zone dove sono presenti altre floricolture.