“Grazie al Presidio Slow Food abbiamo potuto aumentare la produzione ma soprattutto riscoprire la varietà rossa che era scomparsa – racconta Alfonso Papaoli, proprietario dell’omonima azienda agricola e referente dei produttori del Presidio –. Inoltre siamo riusciti ad incrementare il prezzo al chilo, prima talmente basso che la coltivazione era spesso remissiva”.
La produzione proviene solo da appezzamenti ben drenati ed esposti al sole. La semina avviene in primavera e per aumentare le probabilità di riuscita nella raccolta, nel mese di agosto, i produttori del cece di Navelli hanno adottato la strategia della doppia semina, la prima a fine marzo e la seconda da metà aprile. Una scelta dettata dai cambiamenti climatici, ma anche dalle frequenti incursioni della fauna selvatica che rendono difficoltosa la coltivazione.
A garantire alta la qualità del cece, poi, e per mantenere i terreni produttivi senza fare ricorso a prodotti chimici, ogni 3 anni, o 6 a seconda delle necessità, la coltivazione viene fatta ruotare con grano, orzo, farro e piante da foraggio come l’erba medica o la lupinella.
L’importanza della coltivazione del cece nel territorio è testimoniata già nel 1888 da Teodoro Bonanni che, in un suo libro, parla di numerose “civaie” coltivate in tutta la provincia dell’Aquila.
Il cece di Navelli, inoltre, risulta presente nel Trigramma voluto e disegnato da San Bernardino da Siena, e conservato all’interno dell’omonima Basilica, all’Aquila, dove dei ceci sono stati incollati, dorati e stuccati sulle tavole lignee dell’opera rendendo la sua superficie irregolare e creando un effetto di ombre e chiaro scuri.
Attraverso la crescente valorizzazione del prodotto si assiste anche ad una promozione territoriale, tanto che “i clienti arrivano a Navelli per acquistare i ceci e approfittano per fare un giro ed esplorare e conoscere il paese e il territorio circostante”, aggiunge Papaoli.
La conoscenza del cece fuori dai confini abruzzesi è dovuta sì al presidio ma anche alla festa che ogni anno, da secoli, Navelli dedica ai suoi ceci nel mese di agosto, quando abitanti e coltivatori della zona preparano ricette locali, come i ceci in umido o con lo zafferano. La “sagra Dei Ceci e dello Zafferano”, nata intorno al 1975 dall’idea di un gruppo di amici per promuovere i due maggiori prodotti della zona, e a cui poi si è aggiunto il Palio degli Asini, ha ottenuto la certificazione di Sagra di qualità, utilizzando nella preparazione dei piatti prodotti certificati a partire proprio dai ceci e dallo zafferano dell’Aquila Dop.
“Parliamo di due eccellenze assolute delle quali siamo orgogliosi – afferma Giuseppe Giampietri, presidente della Pro loco di Navelli - che vogliamo fare conoscere a quanta più gente possibile perché in loro esiste anche l’anima della nostra tradizione culinaria e del mondo contadino più genuino”.
Nella cucina abruzzese i ceci, considerati come tutti i legumi la carne dei poveri, sono sempre stati utilizzati per dolci, come i calcionetti, minestre, come quella di ceci e castagne che da tradizione apriva il cenone della vigilia di Natale, e zuppe, per le quali il rosso è perfetto avendo bisogno di una lunga cottura per la sua buccia dura.
Oggi il cece rosso è stato fortemente rivalutato a tavola proprio per le sue proprietà e il suo sapore, che lo hanno portato ad essere protagonista nelle cucine di importanti chef e nelle vetrine di eventi nazionali e internazionali, collocandolo a pieno titolo tra le eccellenze enogastronomiche d’Italia.