Con questo libro, il grande fotografo abruzzese Luciano D'Angelo ritorna sui terreni a lui più cari, quelli dei legami antropologici tra paesaggi e comunità di mestieri, piegando la vista alla lente fotografica e nello stesso tempo liberandola nella fotografia così che l'immagine diventi un processo culturale aperto e di arte concreta.
L’impianto, di circa 60 foto, è costruito sul dialogo tra il viola del fiore dello zafferano, la cui coltivazione abruzzese si concentra nelle rinomate piane di Navelli (AQ) ed il giallo della polvere ricavata dagli stimmi del fiore, non a caso privilegiato dalla denominazione D.O.P. e considerato il miglior zafferano al mondo. Il libro è impreziosito dai diamanti delle parole di Carlo Petrini, scrittore, sociologo e fondatore di Slow Food e di quelle del professor Ernesto Di Renzo, docente di Antropologia presso l’Università Tor Vergata di Roma. D’Angelo, dall’osservatorio in centimetri dell’obbiettivo, riesce a rendere il dialogo un documento di bellezza, tra il processo di fioritura del miracolo naturalistico che incontra le mani degli uomini e delle donne dediti a coltivazione e raccolta e, nella seconda parte del libro, quello di cinque chef stellati che rivelano l’uso dello zafferano in cucina, incontro tra spolvero di stelle e, stavolta, tra mani che pensano, creano, assaggiano e condividono. Gli chef sono: Niko Romito, Willian Zonfa, Nicola Fossaceca, Marcello Spadone e Peppino Tinari.