Le bottiglie arrotolate tra i vestiti e trasportate nelle valigie. Lui che non conosceva una parola di inglese. I primi contatti con i ristoratori italiani. Arrivano così, all’inizio degli anni ’70, le primissime bottiglie di Montepulciano d’Abruzzo in America e a portarle è stato un visionario. Un uomo che con la vigna ha un rapporto quasi viscerale, che ha creduto nelle uve dell’Abruzzo, prima di tutti e ha avuto ragione. Occhi azzurrissimi, come il cielo che contrasta armonicamente con il verde dei suoi vigneti, e il suo inconfondibile basco, Emidio Pepe è il padre indiscusso del Montepulciano d’Abruzzo.
EMIDIO PEPE IL PIONIERE DEL MONTEPULCIANO D’ABRUZZO NEL MONDO
Classe 1932, con padre e nonno che, fin dal 1899, facevano vino sfuso nelle vigne di proprietà di famiglia a Torano Nuovo tra Adriatico e Gran Sasso, in Val Vibrata. Qui Emidio decide di fare le prime bottiglie di quello che in pochissimo diventerà uno dei migliori vini al mondo. Era il 1964 e subito questo lungimirante vignaiolo punta a portare i suoi vini all’estero, “perché avevo il vino buono, ho cominciato a girare ed a creare il mercato”, racconta "prima in Germania dove all’inizio volevano pagare di meno, ma io non facevo nessuno sconto”, continua "e poi dal 1970 in America dove sono stato più di 100 volte".
Il mondo gli dà ragione e il vignaiolo riporta a casa già nel 1972, il primo di una lunghissima serie di premi, che vedono il Montepulciano di Pepe in cima alle classifiche, accanto a grandi vini come Brunello di Montalcino, Barolo, Nebbiolo.
Per Emidio Pepe fare vino è dare alla luce una vita, perché le uve di Montepulciano e Trebbiano “sono più di un figlio”, dice mentre gli brillano gli occhi. “Sono sempre contento perché ho le vigne, per quello che ho costruito e per i clienti che ho conquistato”, ammette orgogliosamente. “Faccio un bel lavoro e sono soddisfatto”. Quel lavoro lo prosegue la sua famiglia: Rosa, la moglie, che ancora oggi si occupa personalmente della decantazione, e poi le figlie Daniela che segue in prima persona l’amministrazione e si prende cura dell’immagine aziendale, Sofia la depositaria del sapere enologico, cura tutti gli aspetti legati alla produzione e alla qualità, e le nipoti Chiara ed Elisa.
INFINITO E IDENTITÁ
In quasi 60 anni il processo di produzione per arrivare ai Trebbiani e ai Montepulciani d’Abruzzo iconici di Pepe, non è mai cambiato. Tutto comincia in vigna, coltivata biologicamente, dove non vengono utilizzati mai prodotti chimici, ma solo naturali, perché il vino per Pepe è un essere vivente. “Sento la vigna: la ascolto e so quello di cui ha bisogno”, dice.
Poi arriva la raccolta esclusivamente manuale selezionando solo le uve perfette. Anche la pigiatura è fatta manualmente, in grandi vasche di legno, che contengono 350 kg di uva alla volta che vengono schiacciati per 45 minuti. Una pratica che continua tutt’ora, non solo per rispettare la tradizione, ma perché la famiglia, sotto l’insegnamento del vignaiolo, è convinta che trattare le uve con delicatezza e manualità sia il modo migliore per raggiungere un livello di qualità e precisione più elevato. Tutte le fermentazioni avvengono in maniera spontanea in piccole vasche di cemento vetrificato, caratterizzando in modo deciso la personalità dei vini secondo l’esito dell’annata e lasciando intatta l’identità del frutto.
Il cemento per Pepe rappresenta la “casa” del vino, l’habitat naturale che lo lascia libero di esprimersi senza influenze. È nelle vasche scelte da Emidio nel 1964 che procede la vinificazione. E poi c’è l’invecchiamento, la chiave per Pepe per raggiungere raffinatezza ed eleganza dei suoi vini. Le bottiglie riposano in una cantina di invecchiamento che contiene 350 mila pezzi, “un’infinità”, afferma, dalla prima annata, il 1964 alle ultime arrivate e quando Emidio Pepe ci entra l’emozione sul suo volto è palpabile.
Foto di Marcella Pace