La primavera nel vastese ha il sentore e il profumo del carciofo di Cupello, noto anche come “mazzaferrata” perché la forma del panciuto ortaggio ricorda l’antica arma medievale.
Il legame del carciofo cupellese con il territorio d’origine (Cupello e i vicini comuni di Furci, Lentella, Monteodorisio, San Salvo e Vasto) è secolare, tanto che possiamo azzardare la sua presenza nella zona già dal XVI secolo.
Ne abbiamo testimonianza nel manoscritto del padre domenicano Serafino Razzi che, in un passaggio di “Viaggi in Abruzzo” (1575) cita il carciofo: “dopo inchinando già il sole, lasciammo il mare, per boschi di olivi, e tra fiori di ginestre e pendici di carciofi selvatici salendo, ce ne ritornammo al convento con alquanti gamberi e granchi presi”.
IL CARCIOFO DI CUPELLO
Il Carciofo di Cupello è un ecotipo locale che deriva dal Campagnano, varietà di carciofo Romano a ciclo tardivo che raggiunge la maturazione ideale tra la fine di marzo e aprile.
Verde di fondo con sfumature più o meno intense di violetto, è inerme in quanto privo di spine, panciuto e tondeggiante, con la forma leggermente allungata e il tipico foro all’apice.
Viene coltivato in terreni profondi, freschi e ben drenati; la maturazione ideale viene raggiunta tra la fine di marzo e aprile.
Oltre al capolino principale, le piante, tra aprile e maggio, producono i carciofini, capolini più piccoli utilizzati e per la preparazione dei sottolio.
La “mazzaferrata” ha una consistenza tenera e carnosa, un sapore deciso e pronunciato con il caratteristico retrogusto dolciastro.
Dalla fine degli anni ‘60 il Carciofo di Cupello viene celebrato ogni anno con una manifestazione enogastronomica dedicata, il Festival del Carciofo.
AREA DI PRODUZIONE
La zona collinare del Vastese in provincia di Chieti, nei comuni di Cupello, dove si produce buona parte del prodotto, Monteodorisio, Lentella, Furci, San Salvo e, in misura minore, Vasto.
IN CUCINA/ABBINAMENTI
È molto versatile, ma dà il meglio di sé ripieno “alla cupellese”, farcito con “cacio e uova”, mentre i “carciofini” sono conservati anche sottolio.
[Crediti | Foto di Scuola del Gusto Abruzzo - Video Trigno Sinello Turismo]