Atri ha un’antica e importante tradizione casearia. Un tempo per buona parte delle famiglie del posto era norma possedere qualche pecora e realizzare il formaggio in casa. Poi le cose sono cambiate e di quel pecorino locale si sono perse le tracce.
Circa trent’anni fa, Tiziana Feliciani e suo marito Antonio D’Amario hanno dato vita a una piccola azienda agricola e sono tornati a produrre quel formaggio, conosciuto come il pecorino di Atri.
CONOSCIAMO IL PRODUTTORE
Il latte, munto ancora a mano, viene lavorato “crudo” così da poter conservare e restituire tutto il sapore dei pascoli, delle erbe e del territorio.
È utilizzato il caglio di agnello, e per la stagionatura, che va dai 3 ai 24 mesi, oltre ai tradizionali metodi “sott’olio” e “sotto crusca”, da qualche anno si ricorre anche alla giara di terracotta che permette al pecorino di conservare una morbidezza persistente.
Quanto ai formati, ce n’è per tutti i gusti: dalle forme più piccole da 500 gr a quelle più grandi che arrivano a pesare anche 10 kg.
Negli anni, l’azienda di Tiziana e Antonio è cresciuta e oggi quel piccolo allevamento fatto di poche pecore e arrivato a contare 100 capi.
Insieme alla produzione del formaggio, anche quella della carne di agnello, e di vitello, perché hanno una cinquantina di vacche di razza marchigiana.
E poi c’è anche qualche maiale per la scorta invernale e la realizzazione di salumi tradizionali come la ventricina teramana.
Gli animali si nutrono delle erbe spontanee, in particolare labiate e leguminose, mentre il fieno viene preparato tra maggio e luglio. Le colture cerealicole per gli animali contemplano orzo e favino macinati direttamente nel mulino aziendale. I terreni sono a regime biologico.
Azienda Agricola D'Amario e Feliciani
Contrada Paterno, Atri (TE)
[Crediti | Foto di Carmelita Cianci]
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