PATATA TURCHESA
I fiori della patata turchesa hanno sfumature sull'azzurro
La patata turchesa si raccoglie dalla fine dell’estate a ottobre
Il nome di questo particolare tubero richiama il granoturco, un prodotto che proveniva dal lontano Nuovo Mondo. Analogamente al mais, la patata diventa per l’Abruzzo, e soprattutto per le zone del Gran Sasso, una ricchezza insostituibile e un’importante risorsa alimentare. Soprattutto per gli abitanti delle fasce montane comprese tra i 1600-1700 metri di quota, in paesi come Barisciano, Assergi, e tutti gli altri dislocati sulle falde meridionali del Gran Sasso, la vocazione pataticola si fa man mano sempre più importante, tanto che modifica parzialmente l’urbanistica dei paesi.
In alcuni centri abitati della montagna aquilana, venivano impiegati ambienti sotterranei e grotte a ridosso degli agglomerati urbani proprio per conservarla e averla a disposizione per tutto l’anno.
La patata turchesa ha una buccia color viola intenso ricca di sostanze antiossidanti. Al suo interno, la pasta è di colore bianco candido. È riconoscibile, oltre che per l’inconfondibile colore esterno e la forma irregolare e bitorzoluta, anche per i numerosi occhi profondamente incavati, segno genetico distintivo delle varietà antiche.
Anche i fiori sono particolari, dalle sfumature azzurrine dei petali e la lunga persistenza sulla pianta. Questa antica coltura, un tempo diffusa nelle aree montane abruzzesi, negli ultimi decenni è stata gradualmente sostituita da cultivar più produttive, rischiando la completa estinzione. Nel 2001, l’Ente Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga ha avviato un importante progetto di recupero e valorizzazione.