di: Marco Signori

Pastinaca di Capitignano

Ortaggio selvatico presidio Slow Food

Una radice oggi poco conosciuta ma molto usata in passato, bianca con intricate ramificazioni laterali, che la rendono visivamente simile al ginseng o allo zenzero. Le sue origini, però, sono così lontane che alcuni parlano di archeologia orticola: già nota e utilizzata prima di Cristo, furono gli antichi Romani a portarla in Italia, e a diffonderla in tutta Europa, dalla Valle del Reno, in Germania. Molto coltivata fino al Medioevo, ha iniziato a perdere la sua importanza alla fine del ‘500, con l’arrivo dall’America della patata.

Pastinaca di Capitignano

Con un notevole patrimonio artistico, per antichi legami con le famiglie dei Medici e dei Farnese, Capitignano è un paese ricco di tradizioni, specialmente gastronomiche, che rispecchiano a pieno la tradizione abruzzese. Qui vengono coltivati prodotti di alta qualità: dalle patate ai cereali, dai legumi ai mieli dell’appennino, e soprattutto la pastinaca.

A novembre 2023 la pastinaca di Capitignano è diventata l’undicesimo Presidio Slow Food della provincia dell’Aquila, ridestando sempre più l’interesse di abitanti e agricoltori che si stanno impegnando per preservare questa varietà.

Ciò che ha permesso a questo ecotipo di sopravvivere nella zona è il suo particolare legame con le festività natalizie. La pastinaca è, infatti, una delle “sette pietanze” vegetali tipiche del cenone della vigilia di Natale a Capitignano, ripassata in padella con aglio, olio e peperoncino, e simboleggia la corrispondenza con le radici cristiane. La sua preparazione si è trasformata in tradizione e ha fatto sì che rimanesse negli orti del paese, oltre che nella memoria di molte persone.

La pastinaca di Capitignano è un prodotto De.Co., denominazione comunale, certificazione del settore agroalimentare che lega un prodotto ad un particolare territorio, e la sua coltivazione è definita da un preciso disciplinare che ne regola la coltivazione.

È una pianta con ciclo biologico biennale, cioè occorrono due anni perché fiorisca e produca il seme. Si semina in primavera, anche se anticamente veniva piantata a novembre, interrando i semi ad una profondità di 0,5-1,5 centimetri in base al tipo di terreno, su file distanti tra loro dai 30 ai 50 centimetri.

La pastinaca si raccoglie annualmente, a mano e pulendola con cura, tra l’autunno e l’inverno immediatamente successivi alla semina, ossia dal mese di novembre fino all’inizio di marzo. Se rimane più tempo nel terreno le radici diventano di consistenza fibrosa e legnosa, fase questa che precede lo sviluppo del fiore, fondamentale per avere nuovi semi.

Caratteristica che rende unica la pastinaca di Capitignano è la radice con molte derivazioni: il fittone principale può raggiungere una lunghezza maggiore di 25 centimetri ed una circonferenza nella parte superiore anche di 10 centimetri, e le ramificazioni, anche queste spesso di dimensioni importanti, sono quelle che permettono a questo ecotipo di essere più produttivo rispetto alle cultivar standard.

Attualmente la pastinaca è coltivata da circa una decina di produttori, tutti della zona di Capitignano e del vicino Montereale. Non si trova in vendita trasformata, se non preparata nelle cucine per le degustazioni durante i mesi invernali. Chi la coltiva, per conservarla, la lascia direttamente nel terreno e la raccoglie al bisogno oppure, una volta raccolta, viene tenuta in frigorifero, in congelatore o in cassette con sabbia umida, al buio.

Assoluta eccellenza per le sue particolari caratteristiche nutritive ed organolettiche, la Pastinaca Sativa Linneo (nome della varietà capitignanese che deriva dal latino ‘pastus’, nutrimento, e ‘sativus’, coltivato), è particolarmente ricca di fibre, sali minerali e vitamine e povera di grassi insaturi.

Area di produzione

Nonostante il forte ridimensionamento nella produzione, che l’ha portata quasi alla scomparsa,la pastinaca è sopravvissuta negli orti domestici di Capitignano e, nei secoli, adattandosi al clima e al terreno morbido e drenato, ha sviluppato un ecotipo locale diverso dagli altri presenti sul mercato, per il sapore dolce, il colore più giallo, oltre che per le sue inusuali ramificazioni.Il piccolo borgo di Capitignano  sorge nell'Alta Valle dell’Aterno, a 900 metri di altitudine, ai piedi di uno sperone roccioso Il comune, che conta circa 600 abitanti, rientra in parte nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga e della Riserva naturale del Lago di Campotosto, spingendosi proprio fino alle sponde del bacino artificiale più grande d'Abruzzo e verso il Passo delle Capannelle.

 

In cucina/abbinamenti

Con la pastinaca, infatti, è possibile preparare piatti che vanno dagli antipasti fino ai dolci passando per le confetture: si può mangiare cruda, cotta al forno, saltata in padella, bollita, al vapore, fritta. È possibile ridurla in purea, abbinarla alla cicoria o ad altre verdure, farne una frittata o metterla nell’impasto del pane per aromatizzarlo.

Per preservare prodotti tipici e unici dall’estinzione è fondamentale riuscire a dare nuovi input per proseguire le coltivazioni e con esse tenere vive usanze e memorie del gusto.