Tra le motivazioni che hanno portato a un utilizzo limitato della cicerchia va menzionata innanzitutto l’impegnativa mole di lavoro, prevalentemente manuale, che se comparata con la poca produttività delle piante, aggravata dalle frequenti incursioni di animali selvatici quali i cinghiali, l’ha resa una coltivazione poco redditizia. Altro motivo che ha portato a una diminuzione della produzione è la presenza nei semi della neurotossina Odap; questo alcaloide, con il consumo prolungato e abbondante del legume, come avveniva in tempi di carestia, provoca il latirismo, una sindrome del sistema nervoso che porta convulsioni e paralisi. Grazie a studi scientifici si è scoperto che il rischio tossicità è molto basso, specialmente se, prima di essere consumato, il seme è sottoposto ad un prolungato ammollo in acqua e sale o a cottura.
"I produttori sono diminuiti, ci sono pochi giovani che si dedicano all’agricoltura e il calo di produzione è stato netto negli ultimi anni: basti pensare che fino a 10-15 anni fa c’erano tre produttori di cicerchie a Castelvecchio, mentre negli anni ‘50-’60 le coltivavano almeno sessanta famiglie” ci spiega Manilla.
Che tipo di legume è la cicerchia?
“Da un punto di vista agronomico la cicerchia ha bisogno di bassi input energetici. Cresce bene anche in condizioni difficili, su terreni poveri e ricchi di sassi, resiste alle basse temperature e riesce a sopravvivere a estati secche. Non vuole troppa acqua, ad irrigarla sono sufficienti le piogge primaverili, che in montagna ci sono fino a maggio. Non vengono concimate quasi mai essendo piante che, come tutte le leguminose, fissano azoto dall’atmosfera, caratteristica questa che le rende anche una coltura perfetta per la rotazione dei terreni”.
Ideale, quindi, dal punto di vista della sostenibilità?
“Una coltura naturale, di elevata qualità organolettica e di specificità biochimica ed analitica, sostenibile anche dal punto di vista ambientale e che potrebbe trovare un grande spazio nella coltivazione per la sua facilità ad essere coltivata in biologico e integrare il reddito delle piccole aziende agricole di montagna, rispetto ad altre leguminose la cicerchia è stata sempre quella meno coltivata, anche se è sempre stata utilizzata per l’alimentazione sia di uomini che di animali”.
E come valori nutrizionali?
“Parlando degli aspetti nutraceutici la cicerchia, come gli altri legumi, è importantissima per una dieta sana e naturale e le sue qualità nutrizionali sono simili a quelle del fagiolo, della lenticchia o del cece e in abbinamento alla pasta fornisce un completo corredo degli aminoacidi essenziali”conclude Manilla.