Vietato chiamarla zuppa: le virtù rappresentano una vera e propria icona della cucina della città di Teramo, dove è usanza consumarle l'1 di maggio, tradizione oggi estesa a tutta la provincia.
LE VIRTÙ TERAMANE
A dirla breve trattasi di una pietanza di legumi, pasta e verdure. A dirla lunga c’è davvero tanto da raccontare, e vi promettiamo che - come spesso accade - l’assaggio vale più di tante parole: ma ci proviamo.
L’origine di questo piatto si perde tra storia e leggenda. Alcuni la fanno risalire alle pietanze a base di semenze che venivano preparate in epoca romana, dal carattere propiziatorio per l’inizio della stagione estiva dei nuovi raccolti, di cui si auspicava una prosperità tale da consentire adeguate scorte in vista del successivo inverno. E non è un caso, come notano altri, che nella precedente cultura pagana il periodo di maggio coincidesse con i riti in favore della dea Maia, che tutelava la fertilità dei campi.
E le odierne virtù, probabilmente, rappresentano anzi l'affinamento di una ricetta ancora più antica, la minestra della costa di maggio, dove il termine “costa” è da intendersi come salita, cioè la difficoltà delle famiglie a sopravvivere in un mese, quello di maggio, in cui le riserve alimentari dell'anno precedente cominciavano a scarseggiare e quelle nuove a volte tardavano a venire. Piatti rituali a base di legumi ricorrono anche in altre località abruzzesi e dell'Italia meridionale, cosa che farebbe pensare a una comune origine del rito.
Ciò che è certo è che un po’ per necessità, un po’ per buon auspicio, arrivati alla fine di aprile si svuotavano le dispense da tutto ciò che pazientemente - virtuosamente - si era conservato per la stagione invernale. E quindi le varie tipologie di legumi secchi, i diversi formati di pasta, i ritagli di carne. Al “vecchio” si univa il nuovo, cioè le primizie di maggio come le erbe spontanee, le prime verdure fresche e i legumi primaverili.
Questo magico spartiacque temporale ha dato vita a un piatto semplice della cultura contadina, ma al contempo ricco e complesso come il suo nome: le virtù.
A proposito, anche su questo le teorie sono molte: a noi piace citare quella che lo lega alle capacità eccellenti, per l’appunto virtuose, delle massaie nella gestione della dispensa e nell’economia delle provviste di casa durante la lunga stagione invernale. E pure nella preparazione di questa pietanza, che è lenta e laboriosa. I legumi tenuti a bagno vanno cotti separatamente, le carni tagliate in pezzettini, le verdure lessate e poi ripassate; la pasta aggiunta infine.
Il risultato - come dicevamo - è straordinario e ancora oggi la tradizione delle virtù è viva e sentita in tutto il teramano. Dalle famiglie ai ristoratori, l'1 maggio ci si riunisce per gustare questo piatto del recupero dal sapore antico, guardare alla stagione passata con soddisfazione e dare il benvenuto alla nuova.
Per provarlo non vi resta che venire in Abruzzo, oppure cimentarvi con la ricetta.
[ Crediti | Foto: ristorante PerVoglia ]