aus: Sabrina De Luca

IL MITO SACRO DI SAN ZOPITO

A Loreto Aprutino si rinnova la festa del patrono

A Loreto Aprutino, città dell'olio e del vino, nella provincia di Pescara, nei giorni 7,8 e 9 giugno torna la Festa di San Zopito, patrono del paese e protettore dei raccolti e degli allevamenti. Un nome, quello di Zopito, che fino agli anni '70 era il più usuale tra gli abitanti. Fu il giovane Sindaco Mauro Di Zio, alla fine degli anni '90, a cercare di non disperdere il patrimonio onomastico riconoscendo un valore premiale ai genitori che avessero chiamato i loro figli maschi col nome del Santo e riconoscendo anche la variante femminile, rarissima, di Zopita. Seppur ormai è cosa rara trovare bambini ed adolescenti con il nome, nel piccolo paese della Valle dei Vestini, saldo e sentito è il rito del bue che si inginocchia davanti al Santo e di quello vi parleremo, tra storia, leggenda e sentimenti popolari.

TRA STORIA E LEGGENDA, UN MIRACOLO

Foto di archivio della processione

Le radici della nascita del mito diSan Zopito affondano nel lontano 1709 quando, l’Italia ed il nostro Abruzzo, furono colpiti da un’ondata anomala di freddo e gelo. Una catastrofe per il settore dell'agricoltura, pilastro dell'economia e fonte di sostentamento per gli abitanti. Quelle perdite si aggiunsero ai disastri avuti con i terremoti del 1703, del 1706 e l’altro nello stesso 1709.

Fu così che, nel mese di agosto, presso il castello di Loreto Aprutino i rappresentanti della famiglia d’Afflitto, il reggente della Chiesa di San Pietro Michelangelo Mallia, la delegazione di canonici ed il Sindaco Giuseppe dé Nobili si ritrovarono in riunione per porre rimedio al disagio sociale ed alla sfiducia che regnava tra il popolo dei contadini, restii a tornare al lavoro sotto l'incombenza delle calamità naturali. Ci voleva un Santo e, soprattutto, un miracolo che, antropologicamente, incanalasse le forze e rinforzasse l’unione tra le persone, rinsaldando il senso della comunità.

Una rinnovata devozione ed una spinta alla fede cristiana avrebbero anche consentito una nuova delineazione di rapporti tra Stato e Chiesa. Fu così che, il comitato, al quale si era aggiunta anche una piccola rappresentanza di cittadini, decise di scrivere al vescovo Mons. Fabrizio Maffei affinché desse l’incarico per ricercare delle reliquie di Santo da poter custodire in loco e renderle oggetto di culto e venerazione. Nel 1711, Maffei, che aveva accolto la richiesta e completato tutte le procedure, inviò l’esperto di diritto canonico Gaetano de Mattheis presso le Catacombe romane dove erano conservati i resti dei primi martiri cristiani. Qui si imbatté in una lapide che conteneva due scritte Zopitus e Vicenne, quest’ultima omonima di una contrada sita nel territorio di Loreto. Si ritiene che Zopitus stesse, in verità, per Sopitus in Domino cioè assopito nel Signore. Perché i resti appartenevano, in realtà a tale Zòpyros, un ragazzo di origine greca venuto a mancare all’età di circa trent’anni. Le ossa ed il cuore custoditi nella cappella della Chiesa di San Pietro sono i suoi, i medesimi condotti in processione da Penne a Loreto in quel lunedì della Pentecoste del 1711 quando, un contadino, disinteressato, continuò ad arare il suo campo mentre il bue, si fermò e si inginocchiò. Da quel miracolo leggenda e tradizione si intrecceranno come un cuore di matassa.Il bue bianco diventerà il transfert dell’elemento Divino che si manifesta sulla terra. O, come scriverá il giornalista James Spranger nel 1920, l’emblema dell’auspicio rivolto alla fertilità dato che del bue, allora accolto all’interno della Chiesa, si valutava la quantità di sterco come presagio di una buona stagione per le rendite agricole.

 

LA FESTA PATRONALE

La statua del Santo, opera d'arte del XVIII secolo
L'inginocchiamento del bue
Sfilata dei vetturali in via Del Baio
Sfilata dei vetturali in via Del Baio

La festa  di San Zopito cade ogni anno la domenica ed il il lunedi della Pentecoste, cioè passati 50 giorni dalla Pasqua, una festa "mobile", quindi, alla quale i cittadini di Loreto Aprutino si preparano con solennità e dovizia. Il bue, anche quest'anno Galante del Belvedere -preparato da Pasquale Chiappini- coperto di drappeggi colorati e cavalcato da un bambino vestito di bianco con ornamenti femminili -ad impersonificare la purezza dell'angelo-, verrà condotto per le vie del paese dove incontrerà il busto del Santo trasportato anch'esso in processione.Nel rito contempoaraneo il bambino è stato, in realtà, sostituito da una vera bambina.

Giunto presso la chiesa di San Pietro il bue viene fatto inginocchiare davanti il sagrato per ricevere la benedizione dal Parroco della Chiesa Madre. La processione è allietata dai suoni delle zampogne e delle ciaramelle che accompagnano solennemente l'incedere lento dell'animale, il rito si consuma nella stratificazione di simboli che adornano il bue come lo specchio, il corno, i nastri ed il garofano in bocca o in mano della bambina.

Interessante e suggestiva, la sfilata dei vetturali della domenica mattina con cavalieri che rappresentano le figure delle corporazioni, scomparse agli inizi del 1900, che univano i trappitari, cioè i frantoiani, i contadini, i potatori, gli allevatori. Sfilano per il paese sventolando la bandiera ed anche loro raggiungono la Chiesa di San Pietro per essere benedetti.

Nel 2002 nasce la COMPAGNIA DEI VETTURALI,  Associazione culturale fondata per la ricerca e il mantenimento delle tradizioni popolari dell’area vestina e in particolare della città di Loreto Aprutino. Li andiamo a trovare nel mercoledì antecedente la festa, quando, presso il Circolo Ippico di Contrada Belvedere, ci sono le prove di quello che sarà l'evento patronale più atteso dell'anno ed incontriamo proprio Pasquale Chiappini, custode del benessere e della cura di Galante del Belvedere. Ci racconta la storia dei vetturali.

 

 

"QUANDO SI PORTAVA IL NOSTRO OLIO; DAL NORD AL REGNO DI NAPOLI"

La vestizione
Particolari della preparazione
Prove in strada
La bellezza di Galante
I bambini incantati

C'è un gran fermento al Circolo Ippico di Loreto Aprutino: la lunga fila di macchine parcheggiate a bordo strada indica la grande partecipazione dei cittadini a quella che è la seconda prova della preparazione della processione. Galante del Belvedere viene apparato con manto e nastri, i bambini più piccoli assistono incantati, le bambine che cavalcheranno il bue si preparano con l'emozione di un gioco che si fa sempre più serio. Uomini e donne attraversano i gruppi alzando vassoi profumati, questa sera, se la prova andrà bene con Galante in ginocchio, ci saranno musiche e canti a squarciagola perché la comunità è viva e si stringe al "suo"miracolo. Riusciamo a fermare Pasquale Chiappini per farci raccontare la storia dei vetturali e la volontà, da parte dell'Associazione, di trasferire alle nuove generazioni la voglia e l'entusiasmo di non interrompere quel flusso che era dei loro avi.

Chi erano i vetturali?

I vetturali erano una delle tante corporazioni esistenti come quella dei frantoiani, dei contadini, dei bifolchi. Quella dei vetturali è stata l'ultima corporazione a dissolversi e la domenica di Pentecoste viene riproposta la sfilata a ripercorrere il ritorno di questo gruppo di persone che rientravano in paese con i profitti della vendita dei beni della terra, in particolare del nostro olio.

Qual era il loro compito?

I vetturali, uniti in gruppo di almeno 10 persone, si adoperavano per portare a vendere l'olio prodotto nei trappeti della zona. In genere si partiva verso marzo, al disciogliersi delle nevi.

E perché è così forte il legame con San Zopito?

Perché queste persone, prima di affrontare il lungo viaggio, si affidavano alle grazie del nostro patrono, a volte addirittura portavano l'effige di San Zopito con loro sui carri affinché venissero protetti. Pensate che quando si recavano verso il Regno di Napoli e attraversavano il piano delle Cinque Miglia incorrevano in tanti pericoli che potevano essere le condizioni climatiche,le strade dissestate e poi il rischio dei briganti che assalivano il gruppo privandoli della merce o,addirittura, privandoli della loro vita. Poi c'era anche il rischio che si rovinasse l'olio che veniva trasportato in otri fatte di cemento di pozzolana caricate sul dorso dei cavalli. Ci voleva proprio un santo a quei tempi!

Andavano anche al Nord, però!

Certo, le mete più ambite erano Bologna e Modena ma alcune testimonianze ci dicono che, addirittura, varcarono anche i confini nazionali e sa perché? Se si fermavano in un mercato e scoprivano che ce ne era un altro dove l'olio lo pagavano di più, subito si rimettevano in viaggio per raggiungere il posto più proficuo. I viaggi si allungavano ma anche il profitto ed una volta tornati a casa quei ricavi venivano reinvestiti nell'acqusto di nuove masserie e si ricominciava.

Come sarà l'edizione 2025 della Festa San Zopito?

Noi ce la mettiamo tutta, questa è la nostra vita, le nostre radici e speriamo sempre di più nella presenza dei giovani.

L'altro miracolo lo compiono loro, i giovani che restano nei borghi e nella linea del tempo raccolgono a piene mani tradizioni e valori del passato coniugandoli con il progresso tecnologico e le nuove idee. Da anni i ragazzi della Consulta Giovanile, ad esempio, collaborano all'organizzazione della Festa di San Zopito ed anche ad altri eventi storici sul territorio. Un lavoro sinergico transgenerazionale non solo tra boomer e nativi digitali ma tra persone che si ritrovano a camminare gli stessi sentieri di vita, chi più avanti e chi più indietro. Con l'obiettivo dell'infinito che unisca passato e futuro.