Tra queste c’è Nonna ‘Ina, una piccola azienda nata nel 2022 da un’idea di Goffredo Pandolfi e Ugo Paolini, per valorizzare un prodotto tipico di cui si trovano le prime tracce nel 1600.
L’azienda attualmente è gestita da Paolini, che ne ha preso le redini, portando avanti l’attività con passione e dedizione, e basandosi sul rispetto degli antichi insegnamenti appresi.
“La mortadella è il simbolo di Campotosto ma anche un po’ il simbolo dell’Abruzzo", racconta, "quelle che noi produciamo sono fatte seguendo la ricetta originale e la preparazione tradizionale che abbiamo appreso dalla nonna di Goffredo, Venturina, detta Ina, che ha insegnato prima a lui e poi, di riflesso, a me, questo tipo di lavorazione”.
Il nome dell’azienda è un omaggio proprio a nonna ‘Ina, nomignolo di Venturina Ponzi, nata nel 1916 durante la prima guerra mondiale, che fu una delle prime donne a dedicarsi alla produzione della Mortadella di Campotosto, e che ha tramandato, prima a suo figlio, poi a suo nipote e quindi al socio di quest’ultimo, tutti gli insegnamenti, le ricette e i metodi di lavorazione del suino per la creazione del pregiato salume.Nelle preparazioni di prodotti tipici è sempre la natura a dettare i tempi. E per seguire fino in fondo le regole del passato è necessario anche rispettare la stagionalità per realizzare le mortadelle che, da sempre, sono protagoniste della colazione pasquale aquilana.
“La Mortadella di Campotosto è storicamente un prodotto tipico della Pasqua: quando veniva ucciso il maiale, in genere a gennaio, ogni famiglia doveva far sì che durasse il più possibile – ricorda Ugo Paolini –. A quasi 1.500 metri di altitudine con le temperature rigide, molto più di adesso, in quindici giorni un salame comune era già pronto da consumare, considerando che non esisteva sottovuoto o altri metodi di conservazione”.
“L’intuizione di mettere al centro della mortadella il lardello, consentiva al salame di essere pronto proprio per Pasqua. Oggi la produzione delle mortadelle inizia tra fine ottobre e metà novembre, ma dipende molto dal clima, e finisce tra la fine di febbraio e marzo. Naturalmente, anche in questo modo il salame è pronto per il periodo di Pasqua”, conclude l'artigiano del gusto che con la sua azienda vuole riscoprire le radici e l'essenza di un popolo attraverso due particolari ingredienti: il gusto della tradizione e l'amore per il territorio.