di: Marco Signori

La storia della Monicella, ulivo secolare

Antonio Di Rocco tra valorizzazione e salvaguardia di una tipicità

A delimitare il confine tra Abruzzo e Lazio con i suoi gruppi montuosi c’è una valle attraversata dal fiume Liri, ricca di flora e fauna tipica dell’appennino abruzzese e circondata da borghi medievali. È la Valle Roveto, di cui fanno parte i comuni di Canistro, Civitella Roveto, Civita d'Antino, Morino, San Vincenzo Valle Roveto e Balsorano, in provincia dell’Aquila, un’area poco conosciuta ma particolarmente vocata alla coltivazione dell’olivo.

Nella zona di San Vincenzo, in particolare, si tramanda da secoli la coltura di una specie di olivo che si trova esclusivamente nella Valle: la Monicella.

L’olivicoltura è una pratica che nel territorio rovetano risale all’epoca romana ed è giunta fino ai giorni nostri, attraversando medioevo e rinascimento. Passeggiando lungo la Valle, caratterizzata dalla presenza di olivi di Monicella, di Alvia e di Rovetana, le tre varietà autoctone di quest’area, è possibile osservare piante secolari di grossa mole ma anche nuovi impianti, a dimostrazione che il ciclo dell’olivo, dall’infiorescenza al frantoio, da sempre scandisce il tempo dell’economia e della vita degli abitanti della zona.

La monicella, una tipicità che merita di essere tutelata e valorizzata, è salita sull’Arca del Gusto di Slow Food, progetto che mira a preservare e far conoscere prodotti di eccellenza realizzati dalle comunità che li hanno conservati nel tempo e l’olio che se ne ricava, dal 2016, è entrato nel Presidio nazionale degli extravergine di oliva.

 

 

Antonio Di Rocco, una battaglia per tutelare e valorizzare

La riscoperta di questa varietà autoctona, che a causa dello spopolamento e dell’abbandono delle attività rurali stava perdendo di importanza, si deve alla comunità locale e all’associazione ‘La Monicella’, presieduta da Antonio Di Rocco. Nata nel 2006, l’associazione oltre al recupero delle cultivar, ha permesso la crescita delle aziende agricole della zona, creato un dialogo tra i protagonisti della filiera olivicola, favorito l’adeguamento delle strutture di trasformazione e lavorazione e introdotto tecniche agronomiche a minor impatto ambientale, permettendo una maggiore salvaguardia del territorio, delle risorse naturali e della biodiversità.

Nell’investimento per il rilancio della Monicella, e di tutta l’ulivicoltura della Valle Roveto, Di Rocco ha avuto il supporto degli agronomi Luciano Pollastri, Eugenia Cerasoli e Roberto Di Primio, e quello di quattro frantoi della Valle, tre che si trovano a San Vincenzo Valle Roveto e uno a Balsorano.

Stiamo proseguendo quest'opera di valorizzazione della nostra varietà autoctona iniziata anni fa – racconta Di Rocco -. Il nostro impegno è costante, stiamo ottenendo risultati importanti, come la continuità del riconoscimento del presidio Slow Food negli oli extravergini. A breve, poi, la Monicella dovrebbe anche ricevere il riconoscimento del marchio Igp come cultivar autoctona della regione Abruzzo”.

La nostra produzione, tra l’altro, è strettamente legata al territorio - specifica Di Rocco -, è un elemento basilare del patrimonio naturale della Valle Roveto, in quanto ne rafforza l’identità e la diversità. La monicella è una di quelle piante che fa parte del paesaggio tipico della zona, in particolare della bassa Valle Roveto. Sostengo da sempre la sua grande valenza ambientale, oltre a quella economica, perché ci caratterizza e identifica. Ho spinto molto i produttori a ricoltivare le piante secolari del nostro territorio, perché riprendendo queste coltivazioni ci sono numerosi vantaggi, innanzitutto il non abbandono della terra perché c'è un ritorno economico, ma soprattutto in questo modo si tengono a posto i terrazzamenti e la regimentazione idrogeologica delle acque, entrambe fondamentali per la stabilità del terreno”.

Le tecniche di coltivazione attuate dagli olivicoltori locali, fatte con metodi tradizionali, hanno un’elevata valenza ambientale: il terreno viene lavorato prevalentemente nel periodo estivo in modo da ridurre la competizione idrica con le erbe infestanti ed al tempo stesso limitare i rischi di incendi. 

Ho fatto di questa mia battaglia anche una questione politica - aggiunge Di Rocco, che nel 2006 è stato assessore all'Agricoltura nel Comune di San Vincenzo Valle Roveto -: per non fare migrare le persone è necessario valorizzare il prodotto del territorio e questo, sempre dietro un ristoro economico, è ciò che le spinge a rimanere. Quando si parla dello spopolamento delle zone interne, bisognerebbe pensare a valorizzare quello che si ha, guardandosi attorno e ripercorrendo all’indietro la propria storia, pensando però a fare le coltivazioni in chiave moderna”.

Sebbene i produttori siano sempre meno numerosi e, come spesso accade, i giovani poco interessati a queste attività, la varietà è coltivata con continuità e buoni risultati da piccole e medie aziende agricole locali, molte delle quali riunitesi nella cooperativa Comunità Agricola Valle Roveto.

Tutto ciò che dovete sapere sull'oliva della Valle Roveto

La raccolta delle olive avviene prevalentemente a mano, essendo la monicella una varietà particolarmente difficile da raccogliere essendo spesso dislocata sui pendii che rendono difficile la meccanizzazione di alcune fasi della raccolta e della lavorazione, anche se si stanno diffondendo sempre più frequentemente degli agevolatori meccanici per ridurre i tempi di raccolta e il fabbisogno di manodopera.

Il miglioramento tecnologico ha coinvolto anche i frantoi permettendo così una riduzione dei tempi di stoccaggio delle olive raccolte, le quali, tra l’altro, vengono conservate in cassette forate di plastica, abbandonando così l’antica, e poco sana, pratica di stoccaggio a terra in mucchi o in sacchi.

La monicella è una pianta vigorosa con un portamento espanso, rustica, che ben si adatta agli ambienti della collina pedemontana e valorizza i terreni magri e poco profondi. Si propaga per talea autoradicata, le sue foglie sono di forma ellittico lanceolata e ha un legno resistente.

Grazie al microclima della Valle, che risente da un lato dell’influsso del mar Tirreno e dall’altro della protezione delle montagne dai venti, la monicella, a differenza di altre varietà, è particolarmente resistente ai più comuni parassiti dell’olivo, tra cui la mosca delle olive (Bactrocera oleae), e al fungo cicloconio (occhio di pavone). Venendo meno il ricorso alla lotta fitosanitaria si ottengono oli extravergini di grande pregio biologico.

La pianta fruttifica in modo abbastanza costante e la produzione che se ne ricava è spesso abbondante.

Il frutto ha forma ovoidale, leggermente asimmetrica, con apice arrotondato e base troncata, l’umbone è assente, e sono presenti lenticelle abbondanti e grandi. A maturazione l’oliva si presenta con un’epidermide di colore nero e ha un sapore particolarmente dolce che permette di dare vita a un olio fine ed aromatico, con un elevato contenuto di sostanze fenoliche e antiossidanti.

L’olio di monicella è caratterizzato da un colore dorato con particolari riflessi verdi e al gusto, seppur soggetto a variazioni annuali dovute al clima, risulta mediamente fruttato, con un leggero aroma di mandorla fresca, note amare di carciofo e erba tagliata, talvolta leggermente piccante, con un leggero retrogusto amaro.

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