di: Marco Signori

La sfida di Alessandro Pelini

La tutela del maiale nero nel cuore del Gran Sasso

Riscoprire il passato e preservare le tradizioni significa soprattutto recuperare l’identità territoriale, anche allevando animali da sempre presenti sul territorio e che col tempo sono diventati rari e introvabili.

Il Maiale Nero d’Abruzzo, suino presente nella regione sin dall’antichità ma spesso sostituito con altre razze di più facile allevamento, è l’esempio lampante di questa riscoperta.

 

LA SFIDA DI PELINI DA CASTEL DEL MONTE (AQ)

A Castel del Monte, piccolo comune immerso nel Parco nazionale del Gran Sasso e dei monti Monti della Laga, in provincia dell'Aquila e capitale della transumanza, l’imprenditore agricolo Alessandro Pelini con la sua azienda ha intrapreso dal 2011 la sfida di allevare il maiale nero d’Abruzzo.

Sono stato tra i primi, anzi il terzo allevatore, a riscoprire il maiale nero d’Abruzzo – racconta –. Inizialmente ho fatto questa scelta per un motivo semplice: dovevo tenere i maiali all'aperto e a Castel del Monte, con i pascoli a 1.400 metri, non potevo fare un allevamento con il maiale bianco che è molto delicato. Quando ho trovato questo maiale nero d’Abruzzo, ancora non era registrato come razza, anche perché è un derivato dell'apulo calabrese, ma è un suino che riesce a stare benissimo all'aperto a questa altitudine dove, soprattutto in inverno, si raggiungono temperature molto basse. Tra l’altro qui, questi maiali hanno a disposizione un ettaro ogni 24 capi e conducono una vita decisamente migliore rispetto a quelli bianchi che, negli allevamenti, sono in box di circa un metro quadrato”.

Nell’azienda ci sono circa un centinaio di maiali allevati allo stato brado nei pascoli del Gran Sasso, in modo naturale, in spazi ampi e con un’alimentazione sana e corretta.

Ogni anno Pelini porta a macellazione “tra i 30 e i 40 capi, ma dipende molto dalla crescita del maiale e dalla produttività delle scrofe”.

La crescita del maiale nero è molto più lenta rispetto a quella del large white, che è più adatto all’allevamento intensivo, oltre ad avere costi di mantenimento minori, dati anche da un’alimentazione più economica.

I maiali che alleviamo qui – precisa Alessandro – hanno molte differenze rispetto al maiale bianco. Innanzitutto la crescita: il maiale nero allevato all'aperto, a queste altezze, è pronto per il macello dai 16 ai 20 mesi, ma se fossimo più bassi si arriverebbe alla macellazione anche prima. Il tempo dipende da come risponde il soggetto, alcuni crescono prima, altri ci mettono un po' più di tempo, però dai 16-18 mesi riesco ad avere maiali che a peso vivo stanno intorno ai 200-220 kg, e quindi sono pronti per la macellazione”.

Ma le differenze tra le due razze non si limitano a questo.

Dopo la macellazione – spiega l’imprenditore agricolo – otteniamo un prodotto molto più saporito per un motivo semplice: il grasso del maiale non si distribuisce tra la cotenna e la carne, come succede in altre razze, ma riesce a infiltrarsi bene nei muscoli. Questo succede perché il maiale è libero di camminare e camminando il grasso si distribuisce anche in mezzo alla carne. Troviamo, quindi, nella carne, una marezzatura che la rende differente da quella del maiale bianco e di qualità superiore. Inoltre quelle dei nostri maiali sono carni mature: quando un maiale viene macellato a 18 mesi il sapore della carne è più intenso di quello di un maiale macellato a 9 mesi”.

Il quid in più nei prodotti ottenuti dal maiale nero dell’azienda di Pelini è dato sicuramente dalla genuinità nell’allevamento e dalla crescita allo stato brado: il benessere dell’animale dà alla carne delle proprietà in più. E, come osserva lo stesso allevatore, “quello che vale per noi vale anche per gli animali: se stai bene hai dei risultati migliori!".