CANTINA MAZZAROSA, LA STORIA SI FA FUTURO
Le uve venivano trasportate su piccoli vagoni che circolavano su un sistema di binari, come accadeva in alcune blasonate maison di Champagne. Ascensori ad acqua e un sistema di botti in verticale. La lingua parlata in una delle cantine più storiche d’Abruzzo è sempre stata quella del futuro.
Nata nel 1863, durante la creazione del Regno d’Italia, grazie al senatore Giuseppe Devincenzi, un innovatore ed un visionario, la Cantina Mazzarosa da sei generazioni produce vini che sono in perfetto equilibrio tra tradizione e innovazione. “Devincenzi ebbe un ruolo politico attivo per l’unione d'Italia - racconta Lorenzo Radica, export manager dell’azienda - aveva delle conoscenze sia in ambito enologico che architettonico e fece costruire a Roseto degli Abruzzi questa cantina, dotandola di uno speciale sistema, ripreso da un’altra azienda siciliana sempre di proprietà del Senatore”.
La cantina, visibile ancora oggi, prevedeva un processo di vinificazione basato sull’utilizzo di un ascensore ad acqua, tutt’ora visitabile, che portava le uve al piano superiore, in cui dei carrelli montati su rotaie trasportavano i grappoli sopra i tini per poi versarli al loro interno a caduta.
Devincenzi progettò inoltre delle grandi botti di rovere in verticale, utilizzate attualmente, in controtendenza rispetto alle classiche botti in orizzontale, per garantire una maggiore ossigenazione del vino. Fu sempre lui a costruire “una delle botti più grandi d’Europa, da mille ettolitri - racconta ancora Radica - visibile ma non più utilizzata, e un tempo impiegata per produrre grandi quantità omogenee di vino, che ricevette la massima onorificenza dal governo nel 1905 e che portò a vincere le competizioni più rilevanti, come Bordeaux nel 1904 e Parigi nel 1905”.
OGGI
La Cantina Mazzarosa, a Roseto degli Abruzzi, condotta da Antonio Mazzarosa Devincenzi, si estende per circa 500 ettari, di cui 27 di vigneti con un'età compresa tra i 20 e i 40 anni, posizionati in una delle aree più favorevoli per condizioni climatiche dell’Abruzzo, la Docg delle Colline Teramane. I vigneti, coltivati per lo più a trebbiano, pecorino, montepulciano, una piccola parte a cabernet, consentono una produzione di circa 40 mila bottiglie e si trovano nel cuore della Riserva naturale del Borsacchio. Un fattore che porta la famiglia a lavorare nel segno della sostenibilità ambientale, senza prodotti chimici e nel rispetto assoluto del territorio.
I vini Mazzarosa parlano della storia enologica abruzzese con Trebbiano, Pecorino, Cerasuolo, Montepulciano, Montepulciano Riserva, a cui si affiancano prodotti di nicchia come lo Spumante Metodo Charmat e il Vino Cotto, tipico vino da dessert abruzzese.
“Abbiamo una storia che si tramanda da 150 anni - prosegue Radica – e la filosofia che ci contraddistingue è di mantenere la tradizione di questi vini. Vini sostenibili, genuini e digeribili. Tra i nostri progetti c’è quello di recuperare antiche tradizioni e riportarle in uso, come ad esempio accade per il grappolo intero, una tecnica che veniva usata prima dell’arrivo della diraspatrice, in cui il grappolo veniva usato con tutto il raspo e che ora ci permette di produrre il Vere Novo, un vino diverso, dall’espressione intensa nei profumi e con una spiccata parte erbacea”.
DOMANI TRA PRODUZIONE ED ENOTURISMO
Con 27 ettari a disposizione, il domani di Cantina Mazzarosa è orientato ad aumentare la produzione, ma anche a lavorare su un potenziamento della distribuzione all’estero, posizionandosi in Canada, Svezia, Olanda e Stati Uniti. Poi c’è la partita dell’enoturismo, che vede l’azienda rosetana attenta all’accoglienza di winelovers tutto l’anno, con tour tradizionali, ma anche safari in jeep tra i vigneti o picnic all’aria aperta.
Foto di Cantina Mazzarosa