Terra di pastori transumanti, l’Abruzzo ha fatto della tradizione casearia un vanto, con una produzione di formaggi di pecora diffusa in tutta la regione con molteplici varietà, ognuna con specifiche caratteristiche che ne determinano il sapore e lo identificano con il luogo di provenienza.
Tra questi c’è un formaggio meno conosciuto dei suoi più illustri parenti, come il pecorino o il canestrato, ma che ha origini altrettanto antiche e una lavorazione legata ai metodi tradizionali. Si tratta del Caciofiore aquilano, un Prodotto agroalimentare tradizionale che è "salito" sull’Arca del Gusto, progetto di Slow Food che segnala prodotti che appartengono alla cultura, alla storia e alle tradizioni di tutto il pianeta che corrono il rischio di scomparire.Considerato un antenato del pecorino romano, le origini del caciofiore sono rintracciabili già dall’epoca degli antichi romani che conoscevano bene la caseificazione con il cardo selvatico, tanto che di questa pratica ne scrisse l’autore latino Lucio Giunio Moderato Columella nel 50 d.C. affermando, nel suo ‘De Re Rustica’ che “conviene coagulare il latte con caglio di agnello o di capretto, quantunque si possa anche rapprendere con il fiore di cardo silvestre o coi semi del cartamo o col latte di fico. In ogni modo il cacio migliore è quello che è stato fatto col minimo possibile di medicamento”.